Una Cintura Verde di cemento (e hotel di lusso)?

Il nuovo hotel in fase di ultimazione nell’area tra la Briantea e l’area dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII è stato costruito in variante al PGT, modificando la destinazione d’uso della superficie in questione. Per chi conosce poco la materia, ciò significa che, per la realizzazione dell’opera, la società realizzante (Life Source) ha chiesto e ottenuto dall’Amministrazione comunale di costruire in modo diverso da quanto il PGT prevedeva. Proprio così, è possibile modificare il PGT con una variante inoltrando richiesta in Comune. Da tempo si sente ripetere l’espressione «è scritto nel PGT» come sinonimo di «non ci si può più fare niente». Beh, chi lo afferma non dice tutta la verità. Chiedete al Signor Life Source, il cui hotel, per quanto strano suoni, è oggi parte integrante della Cintura Verde, quale garanzia (si leggeva quasi 10 anni fa nella prima relazione illustrativa) per  «la  continuità  del  tracciato  della  Cintura  Verde  che  connette in senso ecologico-ambientale il parco della Stanza Verde della Trucca con il Parco di Loreto e il colle della Benaglia».

Innanzitutto, vanno chiarite due questioni. La prima riguarda l’opera in sé, realizzata, come accennato, su una area di verde ex-agricolo tra Briantea e ospedale. Si tratta di un hotel di 9 piani visibili dalle foto del cantiere (!), con un corpo ben più massiccio di quello basso e mimetizzato nel verde raffigurato nel rendering che accompagnava l’originaria relazione illustrativa. Esso è associato alla realizzazione di una strada di collegamento che penetra nell’area verde e un parcheggio di medie dimensioni per automobili. Quanto agli oneri di urbanizzazione, il proprietario delle aree (ed estensore del progetto) ha negoziato con l’Amministrazione la messa a disposizione di porzioni di terreno per la realizzazione della stazione ferroviaria ‘Bergamo Ospedale’. Inoltre, la società realizzante ha provveduto alla realizzazione di una pista ciclopedonale interrata che, oltre a stabilire una strategica connessione diretta tra stazione ferroviaria e hotel (tale che verrebbe da chiedersi se si sia trattato solo di un beneficio accordato da chi costruisce alla cittadinanza, e non anche di un beneficio accordato dalla stazione ferroviaria all’hotel, in termini di accessibilità immediata per chi arriva da Milano Porta Garibaldi e relativo vantaggio competitivo), include un sottopasso di collegamento con il Parco di Loreto (appena al di là dell’adiacente Briantea).

La seconda questione riguarda l’area dell’intervento. Essa infatti non solo è integrata nell’area destinata dal PGT al progetto della Cintura Verde, ma costituiva (in questo caso va usato il passato) una connessione ecologica cruciale tra Parco dei Colli (precisamente tramite il Colle della Benaglia) e Parco della Trucca. Questo ultimo, vale la pena ricordare, comunica a sua volta con l’area agricola a nord di via Guerrazzi (al Villaggio Sposi), che poi si collega al Parco Bergamo Ovest (oggi minacciato in misura sostanziale da diverse ipotesi di interventi edificatori) e, di lì, sia al Parco Agricolo-Ecologico di Grumello al Piano, sia al resto della Cintura Verde che circonda la città. L’impatto visivo del cantiere in questo senso è estremamente eloquente: l’opera rompe una delicata continuità tra Colle della Benaglia e aree verdi della pianura, sorgendo in una area ex-agricola, confinando con altre aree agricole e, più importante, una preziosa area boschiva che la separa dalla Motorizzazione Civile, fondamentale luogo di protezione per la fauna selvatica che vi insiste (del tutto simile a quella del Parco Bergamo Ovest, dove tra 2014 e 2018 sono state mappate ben 67 specie protette di cui il presente blog è impegnato a riportare periodici riferimenti).

Eppure sulla relazione illustrativa che fu presentata nella prima metà del decennio scorso, la società costruttrice descriveva l’area in questione come“«frangia di territorio» ritenuta «priva di una propria identità, risultando di fatto interclusa, non appartenente alle relazioni spaziali del sistema insediativo dei quartieri di Loreto e Longuelo, e non appartenente al sistema agro ambientale a sud dell’asse ferroviario». Che la società che acquisì l’area in oggetto non avesse intenzione di coltivarci è fuori di dubbio, che il conseguente inutilizzo disconnettesse la stessa dall’adiacente ‘sistema agro-ambientale’ pare invece argomentazione assai fragile. D’altra parte, è la stessa relazione illustrativa a riconoscere come «l’area in argomento» rappresentasse «un tassello fondamentale per la costruzione di questo ambizioso progetto», in quanto «punto di partenza verso ovest da cui si svilupperà la cintura verde e il suo parco lineare». Sembra un paradosso, ma risponde in realtà alle modalità attuative individuate dall’Amministrazione (via PGT, ma anche, come in questo caso, in variante allo stesso) per la realizzazione della Cintura Verde: erodere in maniera sostanziale le sopravviventi aree di verde agricolo o selvatico per realizzare parchi pubblici attrezzati e, come in questo caso, piste ciclopedonali di connessione.

Va però detto che la salvaguardia del sistema ecologico che ancora sopravvive all’avanzata della città (e all’erosione di aree naturalistiche residue generalmente indicate dall’Amministrazione con la nozione forviante di ‘aree vuote’), se davvero teso a proteggere flora e fauna selvatiche, cioè a preservare la biodiversità e una relazione sostenibile tra essere umano e ecosistema, richiede oggi un cambio di paradigma. Il verde non sono solo piste ciclabili e parchi pubblici, la nozione di verde dovrebbe contemplare anche aree di protezione per flora e fauna selvatiche e polmone della città, indispensabile per l’assorbimento naturale dell’azoto e il contrasto dei cambiamenti climatici. In un territorio così densamente edificato come il Comune di Bergamo, con porzioni importanti di stock inutilizzato, ciò significa interrompere il consumo di suolo agricolo e non antropizzato rimanente.

La relazione illustrativa enfatizza l’approccio adottato dallo stesso PGT alla questione che non sembra proprio andare in questa direzione, quando si dice che «l’approccio al paesaggio e all’ambiente […] non può limitarsi a misure vincolistiche e di mero divieto», ma esso deve avere «ruolo attivo in riferimento alle necessarie azioni di conversazione, potenziamento, riqualificazione e gestione delle componenti riproducibili», ovvero che l’attribuzione di valore alle tipologie di paesaggio «deve sempre scegliere in positivo le migliori opportunità per una conservazione sostenibile, anche in riferimento all’interesse socio-economico». Tradotto: non è l’interesse socio-economico a dover essere sostenibile per l’ambiente, ma è la conservazione residuale dell’ambiente a dover essere compatibile con (o subordinata a) l’interesse socio-economico. È proprio secondo questo approccio che la relazione illustrativa può descrivere paradossalmente l’intervento edificatorio in questione come realizzazione di «un  tratto  di  cintura  verde  di  4.050  mq». E ciò innanzitutto in ragione del completamento della parte di mobilità dolce in un punto nodale, realizzando il sottopasso della Briantea e della ferrovia. Eppure è davvero difficile vedere quella passerella come un passo in avanti verso la protezione della Cintura Verde, e ancora di più immaginare che passerelle in cemento armato come quelle salveranno il Pianeta.

Sembra davvero una beffa. Soprattutto quando, nella stessa relazione illustrativa, si legge che l’intervento del nuovo hotel è coerente ad obiettivi specifici della scheda di progetto AT_e14 (l’area in questione da PGT) quali il «mantenimento della connessione ecologica e ambientale tra la stanza verde, il parco dell’ospedale e il colle della Benaglia». E ancora, quando si legge che tra i criteri insediativi cui la relazione illustrativa si ispira vi è quello di garantire «la realizzazione e la continuità del tracciato della Cintura Verde che connette in senso ecologico-ambientale il parco della Stanza Verde della Trucca con il Parco di Loreto e il colle della Benaglia. Difficile non scorgere la contraddizione quando, sempre nella relazione illustrativa, si legge poi della considerazione degli estensori del progetto di quanto sia sensibile l’inserimento dell’edificio in «questo delicato sistema ambientale, caratterizzato dalla presenza dei colli della Benaglia verso Nord, e degli spazi verdi, destinati a parco urbano (Stanza verde della Trucca) verso Sud». E infine, per chiunque, dal parcheggio dell’ospedale, abbia rivolto lo sguardo al cantiere non può che strappare un sorriso amarissimo quando si legge che «il progetto si pone anche l’obbiettivo di proporre una architettura di qualità in grado di aggiungere valore percettivo al contesto, oggi non particolarmente significativo, rappresentato dalla fascia interclusa tra la ferrovia e la strada Briantea», tenendo“«in alta considerazione i caratteri peculiari, ambientali e paesistici del sito, inserendosi nel contesto rispettando ogni elemento  costituito del paesaggio, in  particolare la percezione visiva dello sperone e del colle della Benaglia, elemento di riconosciuto significato simbolico e paesistico».

Si è mai sentito di un hotel di 9 piani di cemento che arreca ‘valore’ innestandosi nel cuore di una area a elevata valenza naturalistica e posta a ridosso di una area protetta (ovvero il Parco dei Colli)? Suonerà strano, ma è di questo che si sta parlando, dove addirittura l’intervento edificatorio (un tappo, ad ogni evidenza) è descritto come elemento di“«ricucitura degli spazi verdi che incorniciano il nuovo ospedale e gli spazi a Nord della strada Briantea». È forse un cemento verde quello con cui è stato edificato questo hotel? Come può essere un palazzo di 9 piani un elemento di ricucitura ambientale tra aree di interesse naturalistico più di quanto non fosse l’area verde che ha sostituito? Più onesta è la relazione illustrativa quando invece, nello stesso testo, si riconosce che sono piuttosto le aree naturalistiche circostanza a dare valore (immobiliare e finanziario) all’intervento edificatorio: «l’ambiente circostante rappresenta il valore aggiunto al ‘bell’oggetto’ rappresentato dall’edificio. L’elemento principe è senza dubbio la fascia boscata di una superficie di 4.050mq». Non vi sono dettagli circa la misura in cui l’intervento includerà pure menzionate piantumazioni, ma è certo che, nell’insieme, nemmeno l’idea paventata di un parcheggio per automobili definito ‘sostenibile’ per via del tipo di pavimentazione di cemento impiegata può dissipare la sconsolante certezza che questa sia una davvero maldestra operazione di green-washing.

A questo proposito si osservi il cambio di destinazione di uso del terreno, ovvero l’oggetto della variante al PGT. Esso sembrerebbe un rassicurante passaggio da classificazione V2 (giardino urbano ad uso pubblico)—invisa alla società a capo intervento che fin dall’inizio delle trattative aveva fatto sapere che di parchi pubblici per la cittadinanza a ridosso del nuovo hotel di lusso non voleva nemmeno sentirne parlare (ne dava conto una intervista del Corriere della Sera Bergamo del 7 febbraio 2013), e che anzi, con un chiaro slancio pubblicistico e rivolto all’interesse collettivo, aveva liquidito come eventualmente «troppo piccolo», a rischio di divenire «mal frequentato» e «poco sicuro» e con costi di manutenzione eccessivi per le «sempre meno floride disponibilità di risorse del Comune»—a V5, cioè ‘verde di valore ecologico’. Vi suona rassicurante? Errore. La classificazione V5, per la cui definizione si rimanda alla stessa relazione illustrativa (scaricabile dal link a seguire), a dispetto della denominazione, non significa assolutamente che si tratti di una area di valenza naturalistica da preservare (ne che nel PGT possa stare a indicare una area sottratta a qualunque ipotesi edificatoria. Era più facile una volta, quando le aree edificabili si chiamavano aree edificabili, e quelle agricole si chiamavano aree agricole. Oggi, nel PGT, il verde è ovunque (si pensi alla conversione di parte del nascente Parco Agricolo-Ecologico in V9, verde sportivo, dove con la nozione si intendeva fare riferimento all’ipotesi di un nuovo stadio), ma il tranello è sempre in agguato.

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